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I passeri, scritto nel 1955, è il romanzo della struggente umanità, densa e scura, del vecchio conte Scarbo e di due giovani donne, una delle quali, Rita, incinta del fidanzato lontano, è costretta a ripararsi in casa Scarbo per sfuggire l’ira del padre e la vergogna. Ad accoglierla è Susanna, una figura delineata con magistrali ed eleganti tocchi di simpatia per la sua irregolarità di donna libera. Il conte vive inchiodato a letto, costantemente immerso nel ricordo ossessivo del figlio, partito in Spagna per combattere i falangisti e creduto morto; così, schiacciato da un dolore cieco e senza speranza, decide che dopo la sua morte la casa rimanga inalterata e affidata a Susanna, l’unica che cerca di difenderlo dal cinismo dei parenti-nemici in attesa dell’eredità. In un mondo di assurdo dolore, tra il disagio e la perduta solitudine quotidiana, un accento di verità investe i protagonisti: le esistenze più umili sopravvivono alle stagioni, come i passeri, che, con confusa e perenne vitalità, si tengono stretti alla vita.