PRIMO SINÒPICO (Cagliari 1889-Milano 1949) nome d’arte di Raoul Chareun, trascorse gli anni dell’infanzia nella città natale, Cagliari, dove frequentò il Convitto Nazionale e si iscrisse all’Università. Nel 1909 si trasferì a Padova, dove frequentò per qualche anno, senza larurearsi, la Facoltà di Ingegneria, e collaborò con alcuni giornali satirici locali. Dal 1910 cominciò a lavorare come vignettista sotto lo pseudonimo di Primo Sinòpico In breve tempo la sua fama crebbe al punto da pubblicare una propria raccolta nel 1914, dal titolo Eterno femminino, incentrata su una raffinata satira nei confronti della borghesia veneta.
Allo scoppio dalla Prima guerra mondiale si trasferì a Milano e si dedicò all’illustrazione prevalentemente di libri per ragazzi e alla realizzazione di manifesti, in particolare per l’editore Umberto Notari che gliene commissionò 57, eseguiti tra il 1917 e il 1920, per diverse industrie italiane. Partecipò a numerose edizioni della Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, ottenendo buoni risultati. Il suo stile si caratterizzò per linee sottili, immagini essenziali, una colorazione con due o tre elementi e grande schematizzazione. Morì a Milano nel 1949.
FRANCESCA DEVOTO (Nuoro 1912-1989) di famiglia benestante, studiò presso lo studio fiorentino della pittrice Nerina Simi ed espose, riscuotendo un certo successo, nel 1935 alla VI Mostra Sindacale di Nuoro e l’anno successivo a Cagliari alla Galleria Palladino. Grazie alle favorevoli condizioni economiche della famiglia riuscì ad aprire un proprio studio. Predilesse scene reali e quotidiane piuttosto che di folklore, prive di caratteri regionalistici. La sua pittura si caratterizzò per l’indagine del soggetto e la specificità degli individui ritratti. Si dedicò anche alle vedute d’interno, dipigendole in maniera minuziosa, di gusto prettamente miniaturistico e aventi come soggetto il suo studio Decò o ambienti di stile moderno dove la figura umana era parte d’elemento d’arredo. Dopo una pausa durante la guerra riprese a dipingere nel suo studio e morì a 77 anni, nel 1989, nella sua città natale.
MARIO DELITALA (Orani 1887-Sassari 1990) importante artista isolano, iniziò sin da piccolo a mostrare un forte interesse nei confronti del disegno. Nel 1907 si trasferì a Milano dove lavorò nella pubblicità e si iscrisse al Corso di Disegno Litografico. Nel 1911 una malattia lo costrinse a tornare ad Orani dove realizzò le opere Il pastore e Il seminatore. Si trasferì poi a Cagliari dove decorò alcune sale del Museo del Palazzo Civico e collaborò con altri intellettuali con la rivista “Sardegna”. Nel 1916 partecipò alla I Esposizione Artistica Sarda di Sassari, nel 1920 alla XII Biennale di Venezia, nel 1921 alla I Mostra Regionale d’Arte Sarda di Cagliari, seguendo in questi anni la Scuola Libera di Incisione all’acquaforte. Tornato di nuovo in Sardegna si aggiudicò nel 1924 la decorazione di alcune sale del Comune di Nuoro, collaborò con la rivista Il Nuraghe, realizzò alcuni disegni per opere di Grazia Deledda e si dedicò prevalentemente alla ritrattistica. Alla fine del 1926 si trasferì a Sassari, si dedicò alla decorazione della cattedrale di Lanusei e negli anni ’30 continuò a partecipare alle mostre regionali e nazionali più importanti e accettare commissioni da parte di università e istituzioni pubbliche ed ecclesiastiche. Nel 1935 l’artista fu colpito da un grave lutto, la morte del figlio. Tre anni dopo, nel 1938, si aggiudicò il Premio Presidenza Biennale. Negli anni ’40 diresse alcuni istituti d’arte, tra cui quelli di Perugia, Pesaro e Palermo e negli anni ’50 proseguì anche la sua attività di decoratore. A partire dagli anni ’60 rientrò a Sassari dove continuò a dipingere e dove morì a 103 anni nel 1990.
COSTANTINO NIVOLA (Orani 1911-Long Island, N.Y. 1988) grafico, pittore e scultore lascia Orani nel 1929 per seguire il pittore M. Delitala a Sassari. Tra il 1931 e il 1936 è studente all’ISIA di Monza. Diplomatosi in grafica, diviene direttore artistico della Olivetti, per la quale realizza diversi pannelli decorativi per il padglione italiano dell’Esposizione universale di Parigi. Nel ’39 si stabilisce a New York dove, a contatto con gli architetti Le Corbusier, P. Rudolph, E. Saarineen, J.L. Sert, sperimenta la possibilità di un’“arte totale”. Alla fine degli anni ’50 perfeziona la tecnica scultorea del “sand casting”, che gli varrà numerose richieste per la decorazione di edifici, piazze ed interni. Nel ’58 espone per le strade di Orani. Di particolare suggestione è la piazza che realizza nel ’66 a Nuoro dedicata a Sebastiano Satta e, dell’88, un importante intervento scultoreo nel Palazzo della Regione a Cagliari. Il suo approccio sperimentale gli ha permesso di elaborare un linguaggio originale recuperando suggestioni iconiche arcaiche di grande impatto emotivo. Sono stati pubblicati postumi due suoi scritti: Ho bussato alle porte di questa città meravigliosa (1993) e Memorie di Orani (1996). A Orani, nel ’95, nascono in sua memoria un Museo e una Fondazione a suo nome.
MARC CHAGALL (Liosno 1887-Paul de Vence 1985) compì i suoi studi prima a Vitebsk fino al 1909 quando si iscrisse all’Accademia di Pietroburgo. L’anno successivo si trasferì a Parigi dove entrò in contatto con le correnti del Fauvismo e del Cubismo inserendosi negli ambienti artistici d’avanguardia e stringendo amicizia con Delaunay e Apollinaire. Nel 1912 espose al Salon des Indépendants a al Salon d’Automne e nel 1914 il mercante berlinese Walden gli allestì una personale. Al sopraggiungere della guerra Chagall fu costretto a tornare a Vitebsk dove fondò un istituto d’arte che diresse fino al 1920. Si trasferì poi a Mosca dove lavorò alle decorazioni del teatro Kamerny. Nel 1923 partì prima per Berlino poi per Parigi, lavorando a illustrazioni per libri. Nel 1924 espone alla Galerie Barbazanges-Hodeberg e trascorse un periodo in viaggio tra Europa e Palestina. Continuò ad esporre in Germania fino a quando con l’ascesa del nazismo al potere le sue opere non furono confiscate dai musei. Fu così che fu costretto a rifugiarsi in America facendo ritorno a Parigi nel 1947 e trasferendosi a Vence nel 1949. Le sue opere vennero esposte in Europa e in America e ricevette numerose commissioni per decorare edifici pubblici, come la cattedrale di Metz, la Metropolitan Opera House di New York e il grande mosaico di Chicago. La sua pittura fu fortemente ispirata alla vita popolare della Russia europea e alla cultura ebraica e caratterizzata da colori vivaci e brillanti, indipendenti dalla forma. Morì nel 1985 a Saint-Paul de Vence.
FELICE MELIS MARINI (Cagliari 1871-1953) di famiglia borghese, dopo il diploma tecnico soggiornò qualche mese, tra il 1893 e il 1894 a Roma, dove entrò in contatto con il naturalismo italiano e la pittura di paesaggio italiana che lo influenzarono in tutta la sua produzione. Nella capitale tornò poi tra il 1897 e il 1901 quando frequentò la scuola libera di nudo e apprese anche tecniche di incisione. Nel 1902 ottenne la sua prima personale a Cagliari. I due anni successivi seguì dei corsi all’Accademia di Venezia grazie ai quali accrebbe il suo amore per il vedutismo e l’acquaforte raggiungendo interessanti esiti di carattere compositivo e luministico pervasi da un lirismo malinconico. Marini si dedicò anche all’illustrazione grafica per copertine, cartoline ed inviti. Nel 1904, tornato nell’isola, espose con F. Figari e guadagnandosi la stima del pubblico e dei colleghi. Nel 1911 gli fu assegnata la medaglia d’oro a Torino a seguito della quale si moltiplicarono anche le commissioni pubbliche. Parallelamente alla pittura realizzò delle acqueforti tra le quali la famosa Tanca e nel 1916 pubblicò L’acquaforte: manuale pratico. Nel 1921 fu tra gli organizzatori della Mostra d’arte sarda, e tra gli anni ’20 e ’30 intensificò la sua attività di grafica editoriale e quella espositiva e organizzativa, diventando segretario del Sindacato regionale di belle arti della Sardegna. Dopo la seconda guerra mondiale la sua attivtà rallentò, tuttavia presiedette e partecipò alla I Libera Esposizione regionale d’arte a Cagliari. Gli ultimi anni della sua vita furono ricchi di riconoscimenti: fu nominato rappresentante per la Sardegna dell’Associazione nazionale per i paesaggi e i monumenti pittoreschi d’Italia, ispettore onorario della Soprintendenza bibliografica e accademico di merito dall’Accademia di Perugia. Morì nella sua città natale nel 1953.
ETIENNE DINET (Parigi 1861- 1929) studiò al liceo con il futuro presidente F. Mitterand e dopo il diploma si iscrisse nel 1881 all’École Nationale Supérieure des Beaux Arts e partecipò al Salon des artistes français. Nel 1884 partì nel sud dell’Algeria dove realizzò alcuni dipinti. Nel 1889 vinse la medaglia d’argento all’Esposizione universale e nello stesso anno fondò Société Nationale des Beaux-Arts insieme a Rodin, Meissonier, de Chavannes e Cottet. Inoltre nel 1887 fondò inoltre la Société des Peintres Orientalistes Français. Nel 1903 acquistò una casa a Bou Saâda e lì trascorreva tre quarti dell’anno. Si convertì all’Islam nel 1908 cambiando il suo nome in Nasr’Eddine. La sua pittura era piuttosto conservativa e i soggetti per la maggior parte di carattere orientalistico e di carattere anedottico. Fu molto attivo anche come traduttore di opere appartenenti alla letteratura araba in francese.
EDINA ALTARA (Sassari 1898-Lanusei 1983) sin dall’infanzia mostrò una grande propensione per il disegno e cominciò da autodidatta. Nel 1917 il re Vittorio Emmanuele III acquistò uno dei suoi collage alla Società Nella terra degli intrepidi sardi, che ora è esposto al Quirinale. Si sposò con l’illustratore Vittorio Accornero de Testa insieme al quale lavorò come illustratrice art déco. Negli anni ’30 si dedicò anche alla ceramica e alla moda tanto che nel 1934, dopo la separazione dal marito, aprì a Milano un atélier. Tra il 1941 e il 1943 lavorò con la rivista “Grazia” e dal 1942 con “Bellezza”, diretta da Gio Ponti del quale dopo pochi anni divenne collaboratrice. Fra gli anni ’40 e ’60 il suo interesse si indirizzò anche verso progetti d’arredo che furono pubblicati in autorevoli riviste d’arredo come “Stile” e “Domus”. Numerosissimi furono le riviste e i periodici che riportavano suoi disegni e illustrazioni per racconti, moda e pubblicità, tra questi possiamo ricordare: Il Secolo XX; Il Gionalino della Domenica; Lidel; Fantasie d’Italia e Scena Illustrata. Le sue opere, che inclusero anche cartolini, dipinti e giocattoli di carta, sono considerati di straordinaria modernità.
MARIA LAI (Ulassai 1919-Cardedu 2013) trascorre l’infanzia a Ulassai dove nei mesi invernali, a causa della salute cagionevole, salta la scuola e si dedica al disegno. A Cagliari, dove frequenta le scuole secondarie, conosce S. Cambosu, suo maestro di italiano. Nel 1939 si iscrive al liceo artistico di Roma e dopo il diploma va ad abitare a Venezia e studia presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1945 torna in Sardegna, dove resta fino al 1954 e stringe amicizia con Foiso Fois. Dopo la morte del fratello torna a Roma e tiene la sua prima personale e collabora negli anni ’60 con G. Dessì, suo dirimpettaio. Nel 1971 è colpita da un altro lutto, la morte del secondo fratello. Gli anni ’70 sono caratterizzati da un’importante produzione artistica che le permetterà di partecipare alla Biennale di Venezia. Il decennio successivo lavora prevalentemente a copertine e comincia le prime operazioni sul territorio, un esempio è l’opera Legarsi alla Montagna. Negli anni ’90 introduce nella sua produzione artistica reinterpretata segni e disegni e fili e corde di telaio e questi lavori verranno molto apprezzati anche a livello internazionale. Gli ultimi anni della sua vita si trasferisce a Cardedu e a Ulassai e nel 2006 viene inaugurato il Museo d’arte contemporanea della Stazione dell’arte dove sono presenti 140 pezzi di Maria Lai, mentre altre opere sono conservate a Palazzo Grassi, a Palazzo Mirto e Villa Borghese.
Qui di seguito alcune sue opere edite dalla Ilisso:
Tenendo per mano l’ombra
Maria Pietra
La capretta
MAURITS CORNELIS ESCHER ( Leeuwarden 1898-Laren 1972) fu incisore e grafico olandese. Studiò prima architettura e poi arti decorative, studiando con S.J. de Mesquita. Nel 1922 visitò la Spagna e l’Italia e rimase impressionato dai paesaggi e dai particolari arabeschi. Nel 1924 si sposò e si trasferì a Roma, dove rimase fino al 1935. Viaggiò molto per i paesi della Calabria, attirato dai “borghi fantasma” e qui realizzò numerosi disegni. Nel 1935 a causa del clima politico della dittatura fascista si trafserì con la famiglia in Svizzera, dove rimase per due anni, poi si spostò in Belgio e infine nel 1941 in Olanda, dove rimase fino alla sua morte. Tra le sue opere più famose per la percezione e la prospettiva possiamo ricordare: Mani che disegnano (1948); Cielo e acqua I (1938) e Salita e discesa (1960). La componente matematica nella sua produzione è molto forte, così come le illusioni ottiche e le implicazioni logiche.