SIMONE MANCA DI MORES (Sassari 1809-1900) appartenente ad una nobile famiglia sarda, dopo gli studì entrò nell’Accademia Militare di Torino dove strinse amicizia con Camillo Benso conte di Cavour, suo compagno. Nel 1837 tornò a Sassari e fu eletto consigliere comunale fino a diventare nel 1860 sindaco e successivamente consigliere provinciale. Nel 1862 ricevette in qualità di sindaco i principi Umberto e Amedeo di Savoia in occasione della loro visita a Sassari. Tra il 1861 e il 1876 si dedicò in maniera assidua alla realizzazione di disegni, acquerelli e tempere di costumi sardi, scene di genere e vedute paesaggistiche. Ritiratosi dalla scena politica trascorse gli ultimi anni delle sua vita continuando l’attività artistica e lavorando anche per chiese e teatri.
GASTON VUILLER (1846-1915) fu un famoso pittore francese, illustratore per opere di Chateubriand e saggista e collaboratore di diverse riviste fra cui Le Tour du monde e il Journal de voyages per il quale compì dei viaggi nelle Baleari, in Corsica e in Sardegna. Queste esperienze furono raccontante e illustrate attraverso ben sessantotto incisioni nel volume edito a Parigi nel 1893 dal titolo Impressions de voyage. È considerato uno dei migliori divulgatori della civiltà sarda sia per l’acuratezza e la documentazione delle sue descrizioni che per le illustrazioni che le accompagnano. Fu autore anche di altri volumi: Voyage aux iles Baléares (1888) e La Tunisie (1896). Dal 1892 si trasferì a Gimel, luogo dal quale rimase affascinato per la bellezza paesaggistica e per il quale lottò al fine di preservare l’incontaminatezza delle sue cascate.
PIETRO ANGELETTI (Bologna 1758-Roma 1786) nato Bologna visse e fu attivo a Roma. A lui si deve l’affresco Riconciliazione di Venere e Minerva della sala del Palazzo Borghese e quello del soffitto della sala di Villa Borghese che accoglie anche l’opera del Bernini Apollo e Dafne. Queste opere risentono dell’influenza della pittura di A.R. Mengs. Nell’omonima chiesa di via Giulia realizzò due tondi con scene della vita di S. Caterina da Siena, mentre nella cattedrale di Cagliari è presente un suo dipinto dal titolo Nozze di Cecilia e Valeriano. Furono tratte incisioni da alcuni suoi ritratti tra cui quelle di P. Bompello e A. Cuneo. Morì a soli 28 anni nel 1786. Fu ricordato dal Missirini, professore dell’Accademia di S. Luca.
STANIS DESSY (Arzana 1900-Sassari 1986) dopo il diploma classico si trasferì a Roma dove studiò arte e si avvicinò al movimento Valori Plastici. Nel 1921 tornò a Cagliari dove frequentò la cerchia degli artisti sardi tra cui Ciusa che lo accolse nel proprio laboratorio di ceramica. Nel 1923 debuttò alla Quadriennale di Torino con un gesso e contemporaneamente lavorò come grafico e scenografo. Dal 1926 si stabilì a Sassari, dove ebbe contatti con Paglietti, Delitala e Tavolara e cominciò a realizzare anche i primi disegni per mobili. Nel 1928 partecipò alla Biennale d’Arte sarda con diverse opere tra cui il ritratto di Ada Dessì e intensificò la produzione xilografica. Ottenne un diploma d’onore alla I Esposizione Internazionale di Xilografia di Varsavia e nel 1935 i concorsi della Regina. Fu pienamente attivo fino agli anni ’60 e lavorò anche come critico d’arte de La Nuova Sardegna. Morì a Sassari nel 1986. Fu un artista di respiro europeo, in sintonia col clima dei “realismi magici” italiani e francesi e con la “Nuova Oggettività” tedesca. Di eccezionale virtuosismo tecnico le opere di Dessy colpiscono per il realismo serio, composto e senza retorica con cui sanno rendere il mondo popolare sardo.
GIOVANNI BATTISTA QUADRONE (Mondovì 1844-Torino 1898) pittore paesaggista, studiò all’Accademia albertina con E. Gamba e G. Ferri. Esordì nel 1865 alla Promotrice con Vittor Pisani in carcere. Successivamente, per alcuni anni, fino al 1870 soggiornò a Parigi dove subì l’influsso di altri artisti fra i quali E. Meissonier, J.-L. Gérôme e De Nittis. Soggiornò per un periodo in Sardegna, traendo dal paesaggio e dai costumi isolani spunti per i suoi dipinti. Espose in numerose rassegne: al Circolo degli Artisti, Promotrice delle belle arti di Torino, Biennale di Venezia. Si specializzò dapprima in soggetti di tipo storico e letterario e successivamente in scene di caccia e di vita popolare che trattò con particolare gusto per il dettaglio, tipico del verismo. Morì a Torino nel 1898 e l’anno successivo la Promotrice gli dedicò una retrospettiva di oltre 300 opere. Alcune suoi dipinti sono conservati nei musei d’arte moderna di Roma e Torino.
MARIO MOSSA DE MURTAS (Sassari 1891-Rio de Janeiro 1966) dopo il liceo si laureò in Giurisprudenza. Coltivò l’interesse per le arti visive sin da giovane mostrando una certa apertura nei confronti delle principali correnti artistiche del primo Novecento. Dal 1906, insieme all’amico e conterraneo Biasi, viaggiò per la Sardegna alla ricerca dell’anima folklorica, come erano soliti fare molti artisti isolani dell’epoca, che si esprimeva attraverso la musica e i costumi. Partecipò ad alcune collettive, tra le quali nel 1914 e nel 1920 la Beinnale di Venezia. Scrisse per il “Giornale d’Italia”, firmandosi Il Sardo in frac e collaborò come illustratore alla rivista satirica “Numero” all’interno della quale entrò in contatto con Tarquinio Sini, con il quale qualche anno più tardi frequentò la cerchia dei futuristi. Nella capitale si dedicò anche alle tecniche di cortometraggi con disegni animati e sperimentazioni. Realizzò delle incisioni per la rivista L’Eroica di Ettore Cozzani e collaborò con il Corriere dei piccoli e il Giornalino della Domenica. Morì a Rio de Janeiro nel 1966.
NINO SIGLIENTI (Sassari 1903-Milano 1929) di famiglia alto-borghese si formò all’Istituto tecnico La Marmora e si dedicò da giovanissimo al disegno. Inizialmente realizzò caricature ed allestimenti per spettacoli universitari goliardici, celebre fu The Frenetic Universitary Jazz Band Orchestra. Siglienti fu affascinato soprattutto dalle arti applicate. Il suo stile fu caratterizzato inizialmente dall’horror vacui e per questo si trovano nelle sue opere richiami a diverse culture, compresa quella sarda; successivamente si avvicinò al Decò adottando linee più essenziali, limpidezza nel disegno e nella composizione e tonalità delicate apllicate sia a soggetti regionalistici che a soggetti tratti da immaginari storicistici. Nel 1925 fu assunto a Milano al Teatro della Scala per il quale creò figurini per le opere in cartellone. Successivamente gli furono commissionati diversi lavori anche nel settore del design, delle decorazioni, dell’illustrazione e del giocattolo. Morì prematuramente all’età di 26 anni per un male incurabile.
ANTONIO ATZA (Bauladu 1925-Bosa 2009) inziò presto a dipingere e dopo il ginnasio frequentò l’istituto d’arte di Sassari seguendo gli insegnamenti di Dessy, Fara e Figari. Completati gli studi si dedicò all’insegnamento e alla ricerca artistica. Le prime opere furono ritratti di personaggi di Bosa, dove trascorse parte dell’infanzia. Nel 1957, in occasione della prima edizione del Premio Sardegna, strinse amicizia con Mauro Manca, a cui si deve l’introduzione di molte novità artistiche nell’isola. L’anno successivo fu creata l’associazione Studio 58 con la quale Atza entrò in contatto. Sempre al 1958 risale la sua prima opera futurista, l’Autoritratto, ma già l’anno seguente i suoi dipinti a soggetto ferroviario si avvicinano allo stile neorealista. Nel 1960 in occasione di una mostra allestita da Studio 58 Atza espose le Sabbie, serie di polimaterici su tela; allo stesso anno risalgono Blues, serie di opere astratte in cui compaiono delle simbologie assimilabili al mare e al sogno. La sua ricerca artistica si aprì alle esperienze della pop art creando linguaggi innovativi e surreali con l’utilizzo di plastiche colorate. Negli anni ’70 si dedicò a paesaggi classicheggianti e surreali come Modificazioni e Rifugi per gabbiani. È considerato uno di pittori più rappresentativi della pittura contemporanea sarda.
GIUSEPPE MAGNANI (San Benedetto Po, Mantova 1913-Sassari 2007 ) si trasferì in Sardegna da ragazzino, dopo aver frequentato la scuola d’arte di Mantova. Nell’isola entrò subito in contatto con l’ambiente artistico locale stringendo amicizia con Francesco Ciusa e Filippo Figari. Il suo talento si rivelò molto presto quando iniziò a dipingere teste di fanciulli, ritratti, gruppi di animali e scene di miniera dall’influenza realistica di gusto ottocentesco. Negli anni successivi il suo stile si fece più naturale con colori luminosi e volumi strutturati in maniera più solida. Agli anni ’50 risalgono opere importanti come il ritratto della moglie (1955), Sardegna (1959), e Fabbriche (1955).
Nella maturità sviluppò un intenso lirismo che lo condusse a dipingere paesaggi e marine caratterizzate da atmosfere rarefatte e sospese.
Nel 1972 fu premiato con la medaglia d’oro al premio Sironi di Sassari. Negli ultimi trent’anni della sua carriera pittorica realizzò due personali, una nel 1976 e l’altra nel 1998 al Palazzo ducale di Sassari. Fu sempre un uomo piuttosto riservato e meditativo, un artista silenzioso. È scomparso a Sassari nel 2007.
JOAN MATES (Vilafranca del Penedès 1390-Barcellona 1431) pittore catalano, appartenente alla corrente del gotico internazionale, si stabilì a Barcellona dove collaborò con il pittore Pere Serra all’opera Vergine e santi di Siracusa (1410) e il retablo de l’Annunciazione per la chiesa di San Francesco nel quartiere di Stampace di Cagliari e il retablo, scomparso, della cattedrale di Barcellona. Strinse ottimi rapporti con la nobiltà catalana dai quali ricevette diverse commissioni come quella della famiglia Cervelló per il retablo di Sante Jaume di Vallespinosa. Al periodo tra il 1403 e il 1418 risalgono opere per i santuari di santa Maria de Penyafel, san Michele e santa Lucia, e il grande retablo della cattedrale di Barcellona. Lavorò fino all’anno della sua morte, nel 1431. Alcuni suoi lavori sono oggi conservati tra Barcellona, Madrid e Cagliari. Il suo stile, pur rifacendosi alle tecniche dei modelli trecentisti, introdusse nuovi elementi come l’allungamento degli elementi tipico del gotico internazionale e delle figure stilizzate dalla forte caratterizzazione espressiva.