ANTONIO GRAMSCI (Oristano 1891 – Roma 1937) di famiglia piccolo borghese, Antonio crebbe segnato dalla prigionia del padre e dalla povertà, in un ambiente tuttavia non privo di stimoli. Nel 1908 si trasferì a Cagliari, e dopo la maturità classica cominciò la sua carriera di giornalista. Nel 1911 andò a vivere a Torino dove si iscrisse in Lettere ed entrò in contatto con Palmiro Togliatti. Nel 1915 fu costretto ad abbandonare l’università, anche a causa della sue condizioni di salute, e si iscrisse al Partito socialista. Durante la guerra proseguì la sua attività giornalistica e dal 1920 cominciò a scrivere su “Ordine Nuovo”. Nel 1921 aderì al Partito comunista d’Italia e nel ‘23 partì per la Russia, come delegato alla III Internazionale, dove conobbe la sua compagna dalla quale ebbe poi due figli. Nel 1924 fu nominato segretario del PCd’I e guidò il partito nella crisi dell’Aventino. Nel novembre del ’26 fu arrestato e condannato a 20 anni di reclusione. Isolato dai suoi stessi compagni e indebolito dalla malattia, morì nel 1937. Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo: Quaderni dal carcere, L’Ordine Nuovo, Scritti giovanili, Sotto la Mole, La costruzione del Partito comunista, Cronache torinesi, La città futura e Il Nostro Marx.
SEBASTIANO POLA (Torralba 1882 – Sassari 1959) dopo gli studi superiori frequentò il Seminario Arcivescovile di Sassari e nel 1906 fu consacrato sacerdote. Nel 1909 conseguì la laurea e insegnò lettere in seminario. Divenne animatore del circolo “Silvio Pellico” di Sassari e collaboratore del giornale diocesano “Libertà”, facendosi promotore delle esigenze di una Chiesa nuova e aperta culturalmente. Nel 1913 si trasferì a Roma dove si laureò in Lettere e fu chiamato al fronte con la Brigata Sassari. Dopo la guerra,tornò in Sardegna e insegnò in alcuni licei. Dal 1923 Pola si avvicinò al fascismo, per poi abbandonarlo dopo qualche anno. Dagli anni ’20 la sua attività di studioso si concentrò sulla storia del ‘700, pubblicando nel 1936 “L’isola di Sardegna nei suoi rapporti diplomatici franco-piemontesi dal 1795 al 1798”. Dal 1937 ebbe la cattedra di Storia del Risorgimento presso l’Università di Cagliari, tuttavia, l’anno successivo, fu trasferito a Campobasso, con sua grande delusione. Dopo la guerra, e una breve parentesi a la Spezia, tornò in Sardegna e morì a Sassari nel 1959.
LUCA PINNA (Thiesi 1919 – Roma 1977) è stato coautore di uno studio sui mass media pubblicato in “Due anni col pubblico cinematografico” (1958), di Un’ipotesi antropologica per la conoscenza della Sardegna (1961); ha collaborato con Clara Gallini alla ricerca Il referendum sul divorzio in Sardegna (1975); si è particolarmente interessato al processo di trasformazione della famiglia italiana pubblicando La famiglia esclusiva (1971), di cui la Ilisso cura la riedizione. Tra i suoi studi anche: I condizionamenti sociologici (con A. Pigliaru, E. Morin e N. Dore). Ha scritto inoltre saggi e racconti pubblicati in vari periodici. È stato autore di diverse video inchieste Rai sulla Sardegna, tra cui ricordiamo in particolare Sardegna ’65. Importante la sua collaborazione con il regista Fiorenzo Serra, per il quale firmò il parlato di diversi film.
BENVENUTO LOBINA (Villanovatulo 1917 – Sassari 1993) si dedica alla poesia fin dall’adolescenza e nei primi anni Trenta, a Cagliari, fonda un circolo futurista. Milite nell’Africa italiana, perde, già da prima della guerra di Spagna, come tanti giovani di allora, la sua fede nel fascismo che lo aveva illuso. Gli anni Cinquanta e Sessanta sono i più fecondi e diverse sue poesie appaiono su “La Nuova Sardegna” (a Sassari, sede del quotidiano, Lobina aveva stabilito la sua residenza). Nel 1974 pubblica, per la Jaca Book, la raccolta dal titolo Terra, disisperada terra, riedita poi dalle Edizioni della Torre nel 1992, col titolo Is canzonis. Nel 1984 termina il romanzo Po cantu Biddanoa che vince il premio “Casteddu de Sa fae” di Posada e sarà pubblicato nel 1987, con versione italiana a fronte, dalla 2D Editrice Mediterranea, e riedito nel 2004 dalla Ilisso. Nel 2000, per l’editrice Poliedro, appaiono tre suoi racconti: Iacu e su lioni, In d’una dì ’e soli e Bonas tardas, Magestà.
CARLO CATTANEO (Milano 1801 – Lugano 1869) fu «filosofo, storico, politico, critico, filologo, glottologo, economista, statistico, tecnico e agronomo in ogni campo insigne», per dirla con Luigi Einaudi. Dopo la laurea in Giurisprudenza, fu convinto assertore del federalismo. Dal 1828 collaborò con gli “Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio”; nel 1839 inizia la pubblicazione del periodico “Il Politecnico”. Nel 1849 prese parte alle Cinque giornate di Milano, a seguito delle quali si trasferì in Svizzera, a Lugano, dove fu tra i fondatori del Liceo di Lugano per una formazione laica. Innumerevoli le sue opere, di carattere prevalentemente storico-politico-sociale.
RAFFAELA DORE (Orune 1905 – Olzai 1972) dopo aver trascorso la prima infanzia in Sardegna si trasferì con la famiglia a Roma nel 1917, dove intraprese gli studi in pedagogia, specializzandosi nell’età infantile. All’inizio degli anni Sessanta pubblicò diversi saggi nella rivista diretta da Luigi Volpicelli “I problemi della pedagogia”, nel 1962, per le edizioni Ichnusa uscì Gli dei del bambino, articolato intorno a quattro saggi principali: “L’educazione naturale nella pratica educativa del villaggio sardo”, “Uomini ed animali, bambini e uccelli nella pedagogia dei primitivi e delle popolazioni arretrate”, “Il bambino e il lavoro”, “Gli dei del bambino”. Nel 1972, il volume venne ripubblicato con l’aggiunta di nuovi saggi: “Il bambino in lotta” e “La fiaba tra strutturalismo e formalismo” con la preziosa introduzione del pedagogista Mauro Laeng, conservata anche nelle successive edizioni. Nel 1967 fece ritorno in Sardegna, a Olzai, dove si spense nel 1972.
SALVATORE CAMBOSU (Orotelli 1895 – Nuoro 1962), iniziò gli studi a Nuoro, come tanti che provenivano dai paesi del circondario e completò la sua formazione negli atenei di Padova e Roma, affinandosi così come intellettuale a tutto tondo. Fece ritorno nella sua isola da insegnante elementare; da giornalista intrattenne stretti rapporti con riviste quali “Il Politecnico”, “Nord e Sud”, il “Mondo” e “Ichnusa”. Collaborò con “L’Unione Sarda” su cui pubblicò a puntate Il carro e scrisse numerosi racconti brevi, di frequente pubblicati dalle stesse riviste alle quali egli contribuì. Le sue opere narrative più note: Lo zufolo (1932), Miele amaro (1954) e Una stagione a Orolai (1954). Morì a Nuoro il 21 novembre 1962. Sono usciti postumi Il Supramonte di Orgosolo (1988), Due stagioni in Sardegna (1992), Lo sposo pentito (1992) e il volume che raccoglie i due racconti lunghi L’anno del campo selvatico e Il quaderno di Don Demetrio Gunales (1999).
GIUSEPPE DESSÌ (Cagliari 1909-Roma 1977) trascorse l’adolescenza nel paese d’origine della famiglia, Villacidro, poi scelto come luogo poetico per le sue opere. Molteplici, fin da giovanissimo, le letture, anche filosofiche (Spinoza, Comte e Gentile), che si rifletterono più tardi sulla sua concezione artistica di scrittore e sceneggiatore. Nel 1936 si laureò in Lettere presso l’Università di Pisa. Dapprima insegnante, quindi Provveditore agli Studi in diverse sedi della Penisola, esordì come scrittore nel 1939 con la raccolta di racconti La sposa in città e con il romanzo San Silvano. Agli anni ’40 risalgono invece la pubblicazione di Michele Boschino (1942) e il forte impegno politico, partecipò, tra l’altro, alla fondazione della sezione sassarese del Partito Socialista. Tra i romanzi più importanti possiamo ricordare: I passeri (1955), Il disertore (1961) e Paese d’ombre, che gli valse il Premio Strega nel 1972. Morì a Roma nel 1977.
ROSSANA BOSSAGLIA (Belluno 1925) storica dell’arte, è stata professore ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università di Pavia. Le sue ricerche, in particolare dagli anni Sessanta, si sono concentrate sul liberty italiano, soprattutto dal punto di vista architettonico. Su questa tematica ha curato diverse mostre, nel 1972 La Permanente di Milano, nel 1977 alla Galleria d’arte moderna di Bologna e nel 1981 alla Villa Malpensa di Lugano. Nel 1982 ha curato inoltre la mostra dedicata al bronzetto liberty a Padova, ed alcune monografiche come quelle su Raimondo D’Aronco a Udine e nel 1984 su Leonardo Bistolfi a Casale Monferrato. I suoi contributi sono numerosissimi, ha collaborato infatti con il canale televisivo RAIedu, sul Novecento italiano, e pubblicato con la Ilisso diversi volumi, tra questi: Dalla donna fatale alla donna emancipata. Iconografia femminile nell’età del Déco, Parlando con Argan, Sironi i tessuti e le arti applicate, Sironi e la V Triennale di Milano, Francesco Ciusa, Nivola e Miti e Archetipi.
MAURIZIA MIGLIORINI è professore associato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Dopo la laurea e la specializzazione in Storia dell’arte presso l’Università di Genova, nel 1975 inizia la sua attività di ricerca in Museologia e ciritica artistica del restauro. Dal 1992 le viene affidata la cattedra in Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Genova e dal 2001, come professore associato, insegna, tra le varie materie, Museologia e Storia della critica dell’arte. Dal 2005 è coordinatore del Dottorato in Arti Spettacolo e nuove tecnologie e dal 2011 presidente del corso di studi DAMS e di quello in Produzione e Traduzione audiovisiva per le discipline delle arti e dello spettacolo. Infine è membro della CUNSTA (Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte) e del SISCA (Società Italiana per la Storia della Critica dell’Arte). Tra le varie pubbliazioni possiamo ricordare Strofe di bronzo. Lettere da uno scultore a un poeta simbolista. Il carteggio Bistolfi-Pascoli (1992) e Pittori in tribunale. Un processo per copie e falsi alla fine del Seicento (2000) editi da Ilisso.