PASQUALE TOLA (Sassari 1800 – Genova 1874) sesto di sette figli, a 18 anni ottenne la laurea in Teologia e a 20 quella in utroque iure. Nel 1823 cominciò la sua attività d’insegnamento e nello stesso anno scrisse Dissertazione italiana sull’origine, progressi e vari generi della poesia. Nel 1826 fu nominato capitano e segretario dell’Amministrazione delle torri del Capo del Logudoro e solo nel 1829 sostituto dell’Avvocato dei poveri presso la Reale Governazione di Sassari, iniziando la carriera di magistrato. Nel 1848 fu inoltre nominato deputato al primo Parlamento, ma nello stesso anno, a seguito della sua posizione di paladino dell’arcivescovo Varesini, dopo essere stato allontanato e reintegrato nel 1851, fu costretto a trasferirsi prima a Nizza e poi a Genova. Nel 1845 diede alle stampe il Codice diplomatico di Sardegna, nel 1860 il Codice degli statuti della repubblica di Sassari e nel 1866 Notizie storiche dell’Università degli Studi di Sassari, opere che gli portarono diversi riconoscimenti ufficiali.
VINCENZO RAIMONDO PORRU (Villanovafranca 1773 – Cagliari 1836) trascorse l’infanzia nel paese natale Villanovafranca e nel 1796 fu ordinato prete e destinato all’insegnamento pubblico nella scuola di Santa Teresa. Divenne poi assistente alla biblioteca universitaria di Cagliarie poi prefetto del collegio di filosofia e belle arti. Si dedicò inoltre a studi filologicinei quali raggiunse risultati eccellenti. Nel 1811 pubblicò il Saggio di gramatica sul dialetto sardo meridionale e nel 1832-34 il Nou dizionariu universali sardu-italianu. Inoltre nel 1825 diede alle stampe anche un volumetto intitolato Sulla necessità della preghiera. Di salute cagionevole morì a Cagliari nel 1836. Lo Zanella, in una memoria del 1879, elogiò il Porru filologo, rivelando che “il vocabolario del Porru era sullo scrtittoio di Alessandro Canzoni quando morì e ancora vi si conserva”.
ENRICO COSTA nasce a Sassari l’11 aprile del 1841 in una modesta famiglia; rimasto orfano in giovanissima età, frequenta a Cagliari la scuola degli Scolopi e qui – pur costretto fin da bambino ad alternare studio e lavoro – inizia ad affinare quella poliedrica attitudine che lo condurrà ad essere apprezzato giornalista, fine saggista e raffinato narratore. Nel 1859 fa rientro a Sassari dove viene assunto come scritturale nella Regia Tesoreria della città e, nel 1864, lavora come disegnatore nello studio dell’ingegnere Roux. Nel 1866 inizia la sua carriera di bancario lavorando presso diversi Istituti e presso la Cassa Municipale del Comune di Sassari. Il romanzo Giovanni Tolu (1897) è il suo libro più noto. Pubblicò fra gli altri: Paolina (1874), Il muto di Gallura (1885), Sassari (1885), La Bella di Cabras (1887). Muore a Sassari il 26 marzo del 1909.
ANTONIO GRAMSCI (Oristano 1891 – Roma 1937) di famiglia piccolo borghese, Antonio crebbe segnato dalla prigionia del padre e dalla povertà, in un ambiente tuttavia non privo di stimoli. Nel 1908 si trasferì a Cagliari, e dopo la maturità classica cominciò la sua carriera di giornalista. Nel 1911 andò a vivere a Torino dove si iscrisse in Lettere ed entrò in contatto con Palmiro Togliatti. Nel 1915 fu costretto ad abbandonare l’università, anche a causa della sue condizioni di salute, e si iscrisse al Partito socialista. Durante la guerra proseguì la sua attività giornalistica e dal 1920 cominciò a scrivere su “Ordine Nuovo”. Nel 1921 aderì al Partito comunista d’Italia e nel ‘23 partì per la Russia, come delegato alla III Internazionale, dove conobbe la sua compagna dalla quale ebbe poi due figli. Nel 1924 fu nominato segretario del PCd’I e guidò il partito nella crisi dell’Aventino. Nel novembre del ’26 fu arrestato e condannato a 20 anni di reclusione. Isolato dai suoi stessi compagni e indebolito dalla malattia, morì nel 1937. Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo: Quaderni dal carcere, L’Ordine Nuovo, Scritti giovanili, Sotto la Mole, La costruzione del Partito comunista, Cronache torinesi, La città futura e Il Nostro Marx.
SEBASTIANO POLA (Torralba 1882 – Sassari 1959) dopo gli studi superiori frequentò il Seminario Arcivescovile di Sassari e nel 1906 fu consacrato sacerdote. Nel 1909 conseguì la laurea e insegnò lettere in seminario. Divenne animatore del circolo “Silvio Pellico” di Sassari e collaboratore del giornale diocesano “Libertà”, facendosi promotore delle esigenze di una Chiesa nuova e aperta culturalmente. Nel 1913 si trasferì a Roma dove si laureò in Lettere e fu chiamato al fronte con la Brigata Sassari. Dopo la guerra,tornò in Sardegna e insegnò in alcuni licei. Dal 1923 Pola si avvicinò al fascismo, per poi abbandonarlo dopo qualche anno. Dagli anni ’20 la sua attività di studioso si concentrò sulla storia del ‘700, pubblicando nel 1936 “L’isola di Sardegna nei suoi rapporti diplomatici franco-piemontesi dal 1795 al 1798”. Dal 1937 ebbe la cattedra di Storia del Risorgimento presso l’Università di Cagliari, tuttavia, l’anno successivo, fu trasferito a Campobasso, con sua grande delusione. Dopo la guerra, e una breve parentesi a la Spezia, tornò in Sardegna e morì a Sassari nel 1959.
LUCA PINNA (Thiesi 1919 – Roma 1977) è stato coautore di uno studio sui mass media pubblicato in “Due anni col pubblico cinematografico” (1958), di Un’ipotesi antropologica per la conoscenza della Sardegna (1961); ha collaborato con Clara Gallini alla ricerca Il referendum sul divorzio in Sardegna (1975); si è particolarmente interessato al processo di trasformazione della famiglia italiana pubblicando La famiglia esclusiva (1971), di cui la Ilisso cura la riedizione. Tra i suoi studi anche: I condizionamenti sociologici (con A. Pigliaru, E. Morin e N. Dore). Ha scritto inoltre saggi e racconti pubblicati in vari periodici. È stato autore di diverse video inchieste Rai sulla Sardegna, tra cui ricordiamo in particolare Sardegna ’65. Importante la sua collaborazione con il regista Fiorenzo Serra, per il quale firmò il parlato di diversi film.
BENVENUTO LOBINA (Villanovatulo 1917 – Sassari 1993) si dedica alla poesia fin dall’adolescenza e nei primi anni Trenta, a Cagliari, fonda un circolo futurista. Milite nell’Africa italiana, perde, già da prima della guerra di Spagna, come tanti giovani di allora, la sua fede nel fascismo che lo aveva illuso. Gli anni Cinquanta e Sessanta sono i più fecondi e diverse sue poesie appaiono su “La Nuova Sardegna” (a Sassari, sede del quotidiano, Lobina aveva stabilito la sua residenza). Nel 1974 pubblica, per la Jaca Book, la raccolta dal titolo Terra, disisperada terra, riedita poi dalle Edizioni della Torre nel 1992, col titolo Is canzonis. Nel 1984 termina il romanzo Po cantu Biddanoa che vince il premio “Casteddu de Sa fae” di Posada e sarà pubblicato nel 1987, con versione italiana a fronte, dalla 2D Editrice Mediterranea, e riedito nel 2004 dalla Ilisso. Nel 2000, per l’editrice Poliedro, appaiono tre suoi racconti: Iacu e su lioni, In d’una dì ’e soli e Bonas tardas, Magestà.
CARLO CATTANEO (Milano 1801 – Lugano 1869) fu «filosofo, storico, politico, critico, filologo, glottologo, economista, statistico, tecnico e agronomo in ogni campo insigne», per dirla con Luigi Einaudi. Dopo la laurea in Giurisprudenza, fu convinto assertore del federalismo. Dal 1828 collaborò con gli “Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio”; nel 1839 inizia la pubblicazione del periodico “Il Politecnico”. Nel 1849 prese parte alle Cinque giornate di Milano, a seguito delle quali si trasferì in Svizzera, a Lugano, dove fu tra i fondatori del Liceo di Lugano per una formazione laica. Innumerevoli le sue opere, di carattere prevalentemente storico-politico-sociale.
RAFFAELA DORE (Orune 1905 – Olzai 1972) dopo aver trascorso la prima infanzia in Sardegna si trasferì con la famiglia a Roma nel 1917, dove intraprese gli studi in pedagogia, specializzandosi nell’età infantile. All’inizio degli anni Sessanta pubblicò diversi saggi nella rivista diretta da Luigi Volpicelli “I problemi della pedagogia”, nel 1962, per le edizioni Ichnusa uscì Gli dei del bambino, articolato intorno a quattro saggi principali: “L’educazione naturale nella pratica educativa del villaggio sardo”, “Uomini ed animali, bambini e uccelli nella pedagogia dei primitivi e delle popolazioni arretrate”, “Il bambino e il lavoro”, “Gli dei del bambino”. Nel 1972, il volume venne ripubblicato con l’aggiunta di nuovi saggi: “Il bambino in lotta” e “La fiaba tra strutturalismo e formalismo” con la preziosa introduzione del pedagogista Mauro Laeng, conservata anche nelle successive edizioni. Nel 1967 fece ritorno in Sardegna, a Olzai, dove si spense nel 1972.
SALVATORE CAMBOSU (Orotelli 1895 – Nuoro 1962), iniziò gli studi a Nuoro, come tanti che provenivano dai paesi del circondario e completò la sua formazione negli atenei di Padova e Roma, affinandosi così come intellettuale a tutto tondo. Fece ritorno nella sua isola da insegnante elementare; da giornalista intrattenne stretti rapporti con riviste quali “Il Politecnico”, “Nord e Sud”, il “Mondo” e “Ichnusa”. Collaborò con “L’Unione Sarda” su cui pubblicò a puntate Il carro e scrisse numerosi racconti brevi, di frequente pubblicati dalle stesse riviste alle quali egli contribuì. Le sue opere narrative più note: Lo zufolo (1932), Miele amaro (1954) e Una stagione a Orolai (1954). Morì a Nuoro il 21 novembre 1962. Sono usciti postumi Il Supramonte di Orgosolo (1988), Due stagioni in Sardegna (1992), Lo sposo pentito (1992) e il volume che raccoglie i due racconti lunghi L’anno del campo selvatico e Il quaderno di Don Demetrio Gunales (1999).