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Deserta è la vita metropolitana della Capitale alla quale Lia Asquer spontaneamente si sacrifica, non meno deserta della vita del paese abbandonato dietro l’impulso di vani vagheggiamenti. La lacerazione del distacco, distacco dalla terra d’origine, dagli affetti – di volta in volta strappati dalla morte o dal rifiuto volontario -, dalle giovanili speranze, supportano l’intera macchina narrativa di un «romanzo d’esilio, migrante, sardo romano e borghese».
Volume n.124