Antine, Costantino, Tino. Così Nivola era chiamato in Sardegna, in Italia e in America. Alla sua poliedrica personalità umana e d’artista è dedicata la mostra. Una sorta di viaggio, illustrato da un’esemplificativa e originale selezione di immagini, in cui confluiscono fotografie di autori celebri quali Henri Cartier Bresson, Ugo Mulas, Hans Namuth e Carlo Bavagnoli, opere e scritti dell’artista, alla ricerca della sua identità. Identità antropologica, fatta di memorie sedimentate e di tensioni verso la modernità, conquistata pienamente quando vissuto e contemporaneità si sono saldate in un’arte corale, in cui razionalità e passione, progettualità e spontaneità, attaccamento alle radici e ricerca di valori universali non sono più apparsi come limiti, ma come ricchezze capaci di riunirsi con elegante naturalezza in un unico sentire. Selvatico isolano, barbarico e raffinato, egli ha rappresentato uno strano miscuglio d’importazione per la selettiva cultura statunitense in cui venne a contatto con i principali artisti del panorama internazionale quali Saul Steinberg, Jackson Pollock e Willem De Kooning. Da un lato, l’attaccamento alle origini; dall’altro, l’apertura alle nuove esperienze. Un intreccio indistricabile.