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Ilisso è una casa editrice che dal 1985 pubblica volumi di arte, archeologia, linguistica, e cultura materiale, artigianato e design, storia, fotografia e narrativa e realizza mostre d’arte per documentare e raccontare la storia e la cultura di Sardegna tra tradizione e contemporaneità.


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Bernardino Palazzi

BERNARDINO PALAZZI (Nuoro 1907-Roma 1986) dopo aver studiato a Sassari e all’Accademia di Francia a Roma, trascorse qualche mese a Firenze dove frequentò lo studio del pittore Felice Carena e si trasferì in Veneto. Nel 1925 partecipò alla I Esposizione degli Artisti a Venezia e alla IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie. Nel 1929 si trasferì a Milano dove frequentò l’ambiente artistico e intellettuale del cenacolo di Bagutta. Gli anni successivi continuò ad esporre sia in Italia che all’estero, a Monaco e a Vienna, comparendo accanto ai grandi come Carrà, De Chirico, Sironi, Morandi. Tra il 1934 e il 1950 collaborò con la International Exhibition of Paintings di Pittsburgh. Il 1935 fu l’anno della realizzazione della sua opera simbolo Bagutta, e negli stessi anni cominciò la collaborazione con importanti quotidiani e riviste. Durante gli anni della guerra proseguì l’attività artistica e espositiva, allestendo una personale nel 1947 a Biella e l’anno successivo partecipò alla XXIV Biennale di Venezia. Nel 1950 decise di trasferirsi a Sanremo e tra il 1952 e il 1953 realizzò su commissione un’opera per il Consiglio Regionale di Cagliari. Espose poi presso il Teatro Civico di Sassari e a Parigi nei saloni dell’ENIT. Nel 1959 si aggiudicò ex aequo il premio Bagutta-Spotorno e nel 1961 portò a compimento il suo lavoro più impegnativo come illustratore Storia della mia vita di Giacomo Casanova e nel 1970 le tavole per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel 1986 si spense nel suo studio romano.

Giovanni Ciusa Romagna

GIOVANNI CIUSA ROMAGNA (Nuoro 1907-1958) importante pittore del ‘900, manifestò sin da piccolo la sua passione per il disegno, per questo nel 1922 studiò presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove rimase fino al 1925, anno della morte del padre, quando fu costretto a interrompere gli studi, che riprese dopo, e tornare in Sardegna. A partire dallo stesso anno partecipò a rassegne d’arte nazionali e soggiornò per brevi periodi a Venezia e a Roma. Decise di vivere nella sua isola e tra il ’32 e il ’34 diresse una scuola artigiana a Nuoro, poi a partire dal 1934 insegnò disegno nelle scuole magistrali. Organizzò numerose mostre a Nuoro e alcune d’arte sacra. La sua arte fu influenzata dallo stile Secessione degli inizi del secolo e questo si può notare in particolare in alcune opere: Processione (1931) e Paesaggi d’Oliena (1933). Dopo il primo periodo, durante il quale la grafia dei contorni fu preponderante, il colore trinfò sul disegno. Questo lo si può notare nell’opera Ragazza di Orgosolo (1933) e alcuni dipinti della serie Processioni. Dalla fine degli anni ’30 segno e chiaroscuro emersero con incisività, fino a fondersi con il colore e con il tratto. Ciusa Romagna morì nel 1958 a Nuoro.

Giorgio Morandi

GIORGIO MORANDI (Bologna 1890-1964) è considerato uno dei più grandi pittori e incisori del ‘900 italiano. Sin dall’infanzia dimostrò una grande predisposizione per l’arte tanto che nel 1907 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si diplomò nel 1913. A seguito di un viaggio a Firenze, dove ebbe modo di confermare la sua predilezione per I primitivi e per Cézanne, Rousseau, Picasso e Derain, espose per la prima volta nel 1914 alcune nature morte dalla forte influenza cubista e futurista. Nel 1918 si avvicina alle opere metafisiche di Carrà e de Chirico che lo condussero ad una breve parentesi pittorica di genere metafisico. Negli anni ’20 le sue opere si fecero sempre più plastiche con oggetti comuni quali vasi, bottiglie, caffettiere e fiori che divennero i protagonisti dei suoi dipinti. Morandi non si spostò da Bologna, se non per brevi periodi, ma nella sua città prese parte alla vita intellettuale e artistica dell’epoca, partecipando a varie mostre tra le quali nel 1921 “Valori Plastici” a Berlino e tra il ’26 e il ’30 prese parte a quelle del “Novecento”. Si dedicò all’insegnamento di disegno, nelle scuole pubbliche, e nel 1930 per “chiara fama” e “senza concorso” gli fu affidata la cattedra di Tecniche dell’incisione presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Nel 1939 in occasione della III Quadriennale ottenne un’intera sala dedicata alle sue opere e vinse il secondo premio per la pittura. Negli anni ’50 Morandi realizzò la maggior parte delle sue più pregevoli acqueforti, ed espose alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma, facendo parte in alcune occasioni anche della commissione di accettazione. Nel 1948 si aggiudicò il premio per la pittura alla Biennale di Venezia e nel 1953 quello per l’incisione e nel 1957 quello della Biennale di San Paolo. Negli ultimi anni visse e lavorò appartato nel suo studio di Bologna dove morì nel 1964.

Cy Twombly

CY TWOMBLY (Lexington 1928- Roma 2011) frequentò prima l’università a Boston e poi la Art Students League di New York dove entrò in contatto con i più grandi pittori americani degli anni ’50. Nel 1951 tenne la sua prima personale a Chicago. Gli anni successivi li trascorse viaggiando in giro per il mondo. Nel 1953 inaugurò la sua prima mostra a Roma, per poi trasferirsi nel 1957. Le sue opere si configurano come una variazione inedita dell’espressionismo astratto tra poetica informale e forte componente segnica, con un rapporto dialettico tra scultura e pittura. Nel 1965 espose in uno spazio museale in Germania, al Museum Haus Lange, e il1968 fu l’anno della sua prima retrospettiva a Milwakee. Nello stesso anno aprì uno studio a New York e nel 1975 uno a Roma. Negli anni ’70 diede vita alla serie Fifty Days at Iliam acquistato poi da un museo di Philadelphia. Partecipò alla Biennale di Venezia nel 1980 e nel 1988, continuando ad organizzare retrospettive sia in Europa che negli Stati Uniti. Nel 1990 ricevette la Showhegan Medal for Painting, nel ‘93 gli fu assegnata una laurea ad honorem e nel ’96 ricevette il Premium Imperiale in Giappone. Per tutti gli anni ’90 continuò ad esporre, soprattutto negli Stati Uniti e in Germania, dove nel 2000 al Kunstmuseum di Basel fu organizzata una grande retrospettiva di oltre sessanta sculture. Infine nel 2001 a Venezia ricevette il Leone d’oro alla carriera e nel 2002 il premio di scultura Costantino Nivola.

Ausonio Tanda

AUSONIO TANDA (Sorso 1926 – Roma 1988) è stato uno dei maggiori artisti sardi del dopoguerra. Si formò presso l’Istituto d’Arte di Sassari e nel 1951 si trasferì a Roma. L’anno precedente vinse ex aequo con Mauro Manca e Costantino Spada il premio “Città di Sassari” a cui ne seguirono altri tre: il I Premio alla Biennale di Arti Figurative di Nuoro, quello della Mostra di Arti Figurative di Cagliari e il Premio Giovanni Ciusa Romagna. Nel 1962 gli fu consegnata la Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica alla VII Rassegna d’Arte di Termoli. L’anno successivo espose alla Mostra d’Arte Contemporanea di Palazzo Strozzi, vincendo ex aequo il premio della critica. Nel 1967 ricevette l’incarico di istituire il Liceo Artistico Statale a Cagliari che diresse fino al 1971. Gli furono commissionati numerosi lavori per collezioni pubbliche e private, sia in Sardegna che nel resto d’Italia. Alcune sue opere si possono ammirare presso l’Amministrazione provinciale e l’Università di Sassari, il Banco di Sardegna e le Camere di Commercio di Cagliari, Sassari e Nuoro. Morì nel 1988 a Roma.

Hector Nava

HECTOR NAVA (Buenos Aires 1873 – Roma 1940) pittore argentino, di origine italiana, si trasferì a Roma nei primi del ‘900 e viaggiò per l’Europa, in particolare in Francia, e per l’Argentina, partecipando a numerose mostre. Il successo arrivò nel 1915 quando in occasione di un’esposizione a Buenos Aires ottenne il riconoscimento di critica e della stampa per i suoi paesaggi. La fama acquisita gli permise di insegnare presso l’Academia Nacional de Belles Artes de Buenos Aires, dove rimase fino al 1917. Tornato in Europa nel 1920 fu inaugurata una sua mostra personale a Roma, presso la Galleria Bragaglia, che era solita ospitare grandi artisti, fra i quali Balla, De Chirico, Sironi, Klimt, Evola e Schiele. Tra il 1920 e il 1923 Nava soggiornò in Sardegna dove riprodusse diversi paesaggi sia dell’interno che della costa, realizzando circa una cinquantina di opere, e dove probabilmente entrò in contatto con i maestri Antonio Ballero e Giuseppe Biasi. Gli anni successivi riprese a viaggiare per l’Europa in compagnia della moglie e dopo un periodo di interruzione dell’attività riprese ad esporre in Argentina all’inizio degli anni ’30. Le sue ultime opere furono caratterizzate da temi legati per lo più alle città e ai porti. Morì a Roma nel 1940.

Mino Maccari

MINO MACCARI (Siena 1898 – Roma 1989) fu pittore, incisore, scrittore e giornalista. Figlio di una famiglia della borghesia senese, iniziò presto a disegnare. A diciannove anni partecipò alla prima guerra mondiale e nel 1920 si laureò in Giurisprudenza, continuando a dedicarsi alla pittura, la quale si caratterizzava per vivacità e toni polemici e beffardi. Dal 1924 si avvicinò al mondo giornalistico, per il quale abbandonò la carriera forense, assumendo dal 1926 la direzione della rivista “Selvaggio” che puntò sempre di più sul terreno culturale, l’arte e la satira. A metà degli anni ’20 si trasferì a Firenze dove entrò in contatto con vari intellettuali e si fece conoscere al grande pubblico partecipando a varie mostre nazionali. Durante gli anni ’30 collaborò con diverse riviste, si dedicò alla produzione grafica e nella pittura il suo stile si fece più accentuato cromaticamente e subì l’influenza dell’incisione nel tratto. Nel secondo dopo guerra continuò a produrre e ricevere riconoscimenti per il suo lavoro prolifico ed originale e presentò delle mostre personali. Nel 1962 gli fu affidata la presidenza dell’Accademia di San Luca a Roma ed ottenne una personale a New York. Nel 1989 morì a Roma.

Umberto Boccioni

UMBERTO BOCCIONI (Reggio Calabria 1882 – Chievo 1916) pittore e scultore, fu uno dei principali esponenti del Futurismo. Trascorse la sua infanzia in diverse città italiane a causa degli spostamenti cui era costretto il padre per motivi di lavoro. A Catania ottenne il diploma tecnico e a cavallo tra ‘800 e ‘900 iniziò a collaborare con alcuni giornali locali e a scrivere il suo primo romanzo Pene dell’anima. Nel 1901 si trasferì a Roma dove apprese i primi rudimenti di pittura e conobbe Severini, Balla e Sironi, con i quali strinse una duratura amicizia. Nel 1907, dopo un viaggio all’estero, si iscrisse al Regio Istituto di Belle Arti di Venezia e iniziò le prime esperienze di incisione. Lo stesso a Milano divenne amico di Romolo Romani e Previati e divenne socio della Permanente. Nel 1910 incontrò il gruppo dei divisionisti e scrisse con altri esponenti il Manifesto dei pittori futuristi. Le sue opere, pittoriche e scultoree seppero sempre esprimere efficacemente concretezza della materia e l’idea dello spostamento nello spazio. Nel 1915 partecipò alla prima guerra mondiale come volontario e l’anno successivo morì cadendo da cavallo a Chievo, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa.

Giuseppina e Albina Coroneo

GIUSEPPINA E ALBINA CORONEO nel 1896 nacque Giuseppina e due anni dopo, nel 1898, la sorella Albina nel centro di Cagliari. Giuseppina ottenne un diploma tecnico, mentre Albina prese il diploma magistrale. Albina iniziò ad interessarsi a figurini di moda, eseguendo degli acquerelli per la rivista “Mani di fata” e Giuseppina si dedicò ad illustrazioni e collage accompagnando articoli e novelle in alcune riviste. Nel 1929 esposero per la prima volta pupazzi e collage in panno e ricami alla I Mostra dell’Artigianato Sardo e l’anno successivo alla II Mostra Regionale. Negli anni ‘30 parteciparono a diverse esposizioni: alla Fiera della Bambola in costume sardo e alla Mostra Internazionale del Giocattolo di Parigi, alla Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato a Firenze. Nel 1940 i loro pupazzi in stoffa furono esposti alla Triennale di Milano, nella sezione curata da Ubaldo Badas per la Sardegna, per i quali ricevettero elogi anche dalla stampa nazionale. A causa della guerra nel 1943 furono costrette a sfollare da Cagliari. Tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50 furono apprezzate e segnalate da Eugenio Tavolara, incaricato dal Comune di Sassari di segnalare gli artigiani sardi più meritevoli di partecipare alla Fiera di Milano e alla Mostra del Centenario di Torino. Gli anni del dopoguerra influenzarono fortemente la loro produzione, segnando una forte cesura nella vita e nell’arte delle sorelle. Pur non partecipando nel 1957 alla mostra dell’ISOLA le loro opere furono prese come riferimento nel settore dell’artigianato tessile. Negli anni ’60 aprirono un negozio nel corso Vittorio Emanuele. Nel 1978 morì Giuseppina e nel 1994 la sorella Albina.

Mario De Biasi

MARIO DE BIASI (Sois 1923 – Milano 2013) conosciuto fotoreporter, ha trascorso la giovinezza a Belluno e poi si è trasferito a Milano. La sua carriera è iniziata nel 1953 quando ha iniziato a collaborare con la rivista “Epoca”, fino agli anni ’80. Per la rivista per cui ha lavorato ha realizzato numerosi reportages in diversi paesi del mondo e tra i più rappresentativi possiamo ricordare quello sulla rivolta in Ungheria del 1956, immagini risalenti alla New York degli anni ’50 o ancora ritratti di personaggi famosi come Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sofia Loren. Tra le sue mostre fotografiche più famose possiamo spicca “The Italian Metamorphosis, 1943-1968” della quale fa parte l’immagine Gli italiani si voltano esposta nel 1994 presso il Guggenheim di New York. La sua fotografia si è concentrata soprattutto su cinema, architettura e natura. Ha organizzato mostre e pubblicato diversi volumi per i quali ha ricevuto alcuni premi, come il premio Saint Vincent per il giornalismo nel 1982 e il titolo di Maestro della Fotografia Italiana nel 2003. Nel 2006 inoltre gli è stata conferita dal Comune di Milano l’onorificenza l’Ambrogino d’oro e l’anno successivo sono state esposte le sue opere presso il Centro Internazionale della Fotografia di Milano. La Ilisso nel 2002 ha dedicato al fotografo un volume dal titolo Mario De Biasi. Viaggio dentro l’isola.