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Ilisso è una casa editrice che dal 1985 pubblica volumi di arte, archeologia, linguistica, e cultura materiale, artigianato e design, storia, fotografia e narrativa e realizza mostre d’arte per documentare e raccontare la storia e la cultura di Sardegna tra tradizione e contemporaneità.


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Domenico Bruschi

DOMENICO BRUSCHI (Perugia 1840-Roma 1910) fu allievo dell’Accademia di Perugia e di Firenze. La sua attività cominciò nella sua città natale decorando la cappella della chiesa di S.Pietro e quella di S. Domenico. L’opera che gli permise di acquisire una certa fama furono gli affreschi del Consiglio provinciale nel palazzo della prefettura. Nel 1875 fu impegnato nella decorazione della cappella del Crocifisso ai SS. Apostoli di Roma, città dove visse e lavorò negli anni successivi. Lavorò inoltre come decoratore in numerosi centri minori dell’Umbria e nel 1905 espose alla VI Internazionale di Venezia. La sua ultima opera fu la decorazione del Monte di Pietà di Vicenza, eseguita tra il 1907 e il 1909. Di Bruschi restano anche alcuni scritti: Cenni sugli stili dell’ornamento (1886); Pensieri sull’arte della pittura nel Rinascimento. Discorso tenuto all’Accademia di Belle Arti di Perugia nel 1885 (1886). Morì a Roma nel 1910.

Jacob Philipp Hackaert

JACOB PHILIPP HACKAERT (Prenzlau 1737-Livorno1807) fu un paesaggista tedesco che lavorò prevalentemente in Italia. Durante l’infanzia apprese la pittura prima dal padre e dallo zio poi studiò presso la Akademie der Künste a Berlino nel 1758. Gli anni dopo il diploma viaggiò in Svezia dove si dedicò alla pittura murale. Nel 1768 si trasferì in Italia con il fratello trascorrendo gran parte del tempo a Napoli e Roma, dove realizzò numerose opere per Sir William Hamilton. La fama arrivò grazie al ciclo di pitture Battle of Chesma e Pope Pius VI. Nel 1786 lavorò per Ferdinando I e nello stesso anno strinse amicizia con Goethe. Nel 1799 quando Napoli entrò in guerra e si trasferì a Pisa e poi a Firenze. Morì a Livorno nel 1807 e il suo corpo fu rimpatriato in Germania.

Brancaleone Cugusi

BRANCALEONE CUGUSI (Romana 1903-Milano 1942) fu cresciuto dalle zie e dai nonni a Tempio Pausania. Nel 1914 cominciò le scuole medie a Roma, ma lo scoppio della guerra lo costrinsero a tornare in Sardegna. Nel 1921 morì prima la sorellina, poi la madre e Brancaleone quando il padre si risposò riprese gli studi e cominciò a dedicarsi alla pittura.  Dopo un paio d’anni trascorsi nella facoltà di Legge di Sassari nel 1929, nonostante l’opposizione del padre decise di dedicarsi interamente all’arte figurativa. Nel 1931 lavorò come cartellonista pubblicitario e poi come figurinista alla Rinascente con lo pseudonimo di Navarra. Tuttavia malato e indebitato fu costretto a tornare in Sardegna nel 1934 dove realizzò alcuni ritratti ed ottenne dalla cognata e dalla sorella un contratto di finanziamento e produzione dei quadri. Durante questo periodo modificò la sua tecnica passando da “mezza a tutta pasta” e perfezionando la tecnica del reticolo. Nel 1940 tornato a Roma aprì per circa un anno uno studio e si dipinse il Giovane con l’impermeabile grazie al quale fu invitato ad esporre a Milano nel 1941. L’anno successivo le sue condizioni di salute peggiorarono e morì nel capoluogo lombardo.

Giovanni Marghinotti

GIOVANNI MARGHINOTTI (Cagliari 1798- 1865) si formò a Roma all’Accademia di S.Luca. Tra il 1831 e il 1833 realizzò un ritratto di Carlo Alberto a Torino, dove si trattenne fino al 1837. Si trasferì poi alla Cagliari dove nel 1842 gli fu conferita la nomina a socio onorario dell’Accademia Albertina di Torino e nel 1844 quella di “Virtuoso di merito al Pantheon” di Roma. Negli stessi anni gli vennero commissionate opere legate ad avvenimenti storici dal casato sabaudo che lo nominò pittore di camera di Sua Maestà e insegnante di disegno e pittura presso l’Accademia Albertina. In Spagna nel 1854 fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine di Carlo III e nel 1856 tornò definitivamente in Sardegna. Giovanni Marghinotti fu un pittore molto stimato durante la sua epoca e numerosi esponenti di facoltose famiglie gli commissionarono i propri ritratti. I suoi soggetti, definiti “sardo-romani”, si ispirarono alla cultura romantica, in particolare a quella di Hayez. Si dedicò inoltre alla rappresentazione di scene popolaresche della Sardegna, che in alcuni tratti richiamano la pittura del Goya, mentre nei paesaggi naturalistici per il rigore scientifico lo si può accostare a Constable e a Corot per il cromatismo tonale.

Federico Melis

FEDERICO MELIS (Bosa 1891-Urbania 1969) pittore e ceramista, fratello degli artisti Melchiorre e Pietro, si trasferì giovanissimo a Cagliari dove fece studi tecnici. In quegli anni entrò in contatto con Francesco Ciusa del quale divenne suo collaboratore presso la sua manifattura ceramica fino al 1923, quando si mise in proprio con Ennio Dessy. Dal 1925 fu nominato direttore artistico della manifattura della Società Cagliaritana Lavorazione Ceramica ed espone alla Mostra d’arte di Cagliari. Partecipò poi alla Mostra Amatori e Cultori d’Arte di Roma e alla Fiera di Milano e nello stesso periodo aprì la Bottega d’Arte Ceramica insieme alla moglie Isa Casano. Nel 1931 si trafserì a Roma dove aprì una fornace, poi a Pesaro dove si dedicò all’insegnamento alla Scuola d’Arte della città. Nel 1944 venne chiamato ad Urbino per ricoprire la cattedra di Plastica all’Istituto di belle arti. Nel dopoguerra l’arte scultorea di Federico Melis si indirizzò verso l’espressionismo. Nel 1951 fondò insieme al fratello Melchiorre ed altri artisti la manifattura ceramica Metafora con sede ad Urbania. Morì nel 1969. Molti dei sui lavori sono oggi conservati nel Museo delle Ceramiche di Faenza.

Giuseppe Cominotti

GIUSEPPE COMINOTTI (Cuneo 1792-Torino 1833) fu disegnatore, pittore, architetto e funzionario di Ponti e Strade del Regno di Sardegna. In qualità di disegnatore nel 1824 gli fu commissionato da Alberto La Marmora di illustrare l’Arlas di Voyage en Sardaigne, e negli stessi anni dipinse una dozzina di vedute di Sassari. Risalgono invece al periodo tra il 1825 e il 1826 30 tavole disegnate sugli usi e i costumi della Sardegna. L’impronta innovatrice delle sue architetture è oggi ancora presente in diversi centri della Sardegna come Sassari, Porto Torres, Cagliari, Ozieri, Nuoro e Solarussa. Nel 1832 per motivi di salute fu rimpatriato e tornò a Cuneo. Nello stesso anno si trasferì a Torino dove divenne assistente del primo architetto di S.M. Carlo Bernardo Mosca. Nel 1833 fu colpito da morte improvvisa.

Mario Sironi

MARIO SIRONI (Sassari 1885- Milano 1961) abbondanti gli studi di ingegneria si dedicò alla pittura ed entrò in contatto con A. Discovolo, U. Boccioni e G. Balla. Tra il 1913 e il 1920 soggiornò in Francia e in Germania dove realizzò soprattutto ritratti e autoritratti di carattere espressionista e aderì al movimento futurista. Dopo la prima guerra mondiale nel 1920 si trasferì a Milano dove collaborò come illustratore e critico d’arte al “Popolo d’Italia” e realizzò i primi paesaggi urbani. Dal 1922 aderì al gruppo Novecento all’interno del quale assunse un ruolo di primo piano e teorizzò un’ideale unità delle arti che espresse attraverso la pittura murale. Nel 1933 fu tra gli autori del Manifesto della pittura murale. Sperimentò poi diverse tecniche, tra e quali il mosaico, il bassorilievo e realizzò dei cicli tra i quali quello dell’Aula magna della Sapienza di Roma, il Palazzo di Giustizia e quello dei Giornali di Milano. Dopo la morte della figlia tornò alla pittura da cavalletto. Tra il 1949 e il 1950 aderì al progetto della collezione Verzocchi sul tema del lavoro per il quale realizzò un autoritratto e il dipinto Il Lavoro. Nel 1956 viene eletto Accademico di San Luca. Morì nel 1961 a seguito di una broncopolmonite.

Tiziano Vecellio

TIZIANO VECELLIO (Pieve di Cadore 1488/1490-Venezia 1576) è stato uno dei maggiori pittori italiani del Rinascimento. I suoi primi maestri furono Gentile e Giovanni Bellini. Tra il 1508 e il 1509 realizzò insieme a Giorgione il Fondaco dei Tedeschi. Gli anni successivi, grazie alla fama conquistata ricevette numerose commissioni fra le quali la Pala di San Marco e di Santa Maria della Salute a Venezia e l’affresco della Scuola del Santo a Padova. Nel 1533 ottenne una rendita destinata ai migliori pittori diventando il pittore ufficiale della Repubblica di Venezia e realizzando moltissime opere per la nobiltà. Fu conteso tra le varie corti italiane e lavorò anche a Mantova per i Gonzaga e a Urbino per i duchi. Tra il 1542 e il 1546 fu al servizio di papa Paolo III a Roma. Contemporaneamente proseguì la sua attività di ritrattista, dipingendo, tra i tanti personaggi, il re Carlo V in occasione della sua incoronazione nel 1530. Divenne inoltre il pittore prediletto di Filippo II e negli ultimi anni della sua vita lavorò al servizio della famiglia asburgica. Morì nel 1576 e nella sua tomba fu deposta la sua ultima opera rimasta incompiuta, La Pietà.

Lucio Fontana

LUCIO FONTANA (Rosario di Santa Fe 1899- Comabbio 1968) fu pittore e scultore. La sua formazione cominciò con il padre, anch’egli scultore. Trascorse parte della sua infanzia in Argentina. Nel 1929 si diploma presso l’Accademia di Brera e l’anno successivo tiene la sua prima personale a Milano. A metà degli anni ’30 si dedicò anche all’attività di ceramista. Negli anni ’40 insegnò modellato e decorazione in Argentina e fondò nel 1946 Altamira, Escuela libre de artes plàsticas, che divenne un importante centro culturale. Sin dall’inizio della sua carriera sviluppò un’arte che tendeva a superare la distinzione tra pittura e scultura; le sue tele sono spesso caratterizzate da segni, tagli, pittura a spruzzo o monocromia. Fu fondatore del movimento spazialista, il cui Manifesto fu scritto nel 1947, risteso nel 1948 e infine rielaborato nel 1950. Negli stessi anni diede avvio al ciclo pittorico Buchi, esposti negli Usa e proseguì la realizzazione di ceramiche. Nel 1967 lavorò al ciclo Ellissi e l’anno successivo morì a Varese.

Federico Faruffini

FEDERICO FARUFFINI (Sesto San Giovanni 1833-Perugia 1869) pittore, fu allievo a Pavia di G. Trécourt, insieme a T. Cremona, con cui poi andò a studiare prima a Venezia, poi all’Accademia di Brera. Si dedicò prevalentemente a soggetti di carattere storico. Tra il 1856 e il 1858 fu impiegato nella prima commissione ufficiale realizzando la pala con l’Immacolata Concezione per il Duomo di Pavia. Le opere risalenti al periodo compreso tra il 1859 e il 1861 rivelano un’originale impostazione compositiva e cromatica derivante probabilmente dai contatti con Domenico Morelli. Si trasferì poi a Milano e successivamente a Torino. Del 1865 è la sua opere più conosciuta Il sacrificio della Vergine del Nilo. Ottenne durante la sua carriera diversi premi, fra questi il primo premio per il disegno della statua, nel 1853 a Pavia; il Premio Frank nel 1858; la medaglia d’Oro del Salon di Parigi con l’opera Cesare Borgia che acscolta Machiavelli nel 1867 e nel 1869 vinse il Premio Goncourt a Parigi. Morì suicida a Perugia.