SABATINO MOSCATI (Roma 1922 – 1997) è stato presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Accademico Pontificio, Accademico di Francia, Accademico di Spagna e membro di numerose accademie internazionali, oltre che professore ordinario di Filologia Semitica nell’università di Roma, tenendo lezioni anche in diverse università europee e americane. Ha inoltre fondato e diretto l’Istituto di Studi del vicino Oriente e l’Istituto per la Civiltà fenicia e punica. Ha ricoperto il ruolo di direttore dell’Enciclopedia Archeologica dell’istituto dell’Enciclopedia Italiana e vinto numerosissimi premi per la sua attività scientifica. Moscati ha promosso e diretto missioni archeologiche italiane e prospezioni archeologiche in tutto il bacino del Mediterraneo. Ha ricevuto tra gli altri, per la sua opera letteraria il Premio Internazionale Roma, Europa, il Premio Fregane, Tevere, Scanno e Canopo d’Oro.
FRANCESCO MANGO (Acri 1856 – Napoli 1900) calabrese, collaboratore dell’Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari (ASTP) fece parte di quella schiera di insegnanti che spostandosi in varie regioni, guardava con interesse alle culture locali con cui entrava in contatto, raccogliendo spesso preziose documentazioni. Tra il 1886 e il 1890 Mango risiedette a Cagliari, dove sposò Emilia Lippi, e negli stessi anni pubblicò Novelline popolari sarde. Dai dati raccolti sulla sua vita, negli anni successivi, probabilmente tra il 1896 e il 1897 fu nominato professore di Letteratura italiana presso l’università di Genova, dove però, a causa della malattia, rimase poco tempo. Si trasferì infine a Napoli, dove morì nel 1900. La sua produzione fu piuttosto ricca e variegata, andò dagli interessi per il mondo e la letteratura popolare e regionale a quella per autori e problemi della letteratura italiana.
MAX LEOPOLD WAGNER (Monaco di Baviera 1880 – Washington D.C. 1962) dopo aver frequentato il liceo, studiando latino, greco ed ebraico, si laureò con una tesi sulla formazione delle parole in sardo e conseguì il dottorato con una ricerca sulla fonetica dei dialetti sardi meridionali, con particolare riguardo per quelli parlati nelle zone attorno al Gennargentu. Lavorò per anni come professore e ricercatore in varie università europee e negli Stati Uniti, ottenendo fama mondiale come linguista e poliglotta e specializzandosi nel campo delle lingue e delle culture dei popoli viventi attorno al bacino del Mediterraneo. Fu anche etnografo ed etnologo.
GIUSEPPE MANNO (Alghero 1786 – Torino 1868) di famiglia appartenente al patriziato cittadino, nel 1804 conseguì la laurea presso la Facoltà di Legge di Cagliari. Tra il 1825 e il 1827 fu impegnato nella scrittura e nella pubblicazione della Storia di Sardegna. Negli anni seguenti si dedicò poi alla sua vocazione letteraria, pubblicando i saggi Sui vizii dei letterati e sulla Fortuna delle parole, i quali gli permisero di acquisire una fama nazionale favorendogli la nomina ad accademico della Crusca. Il 1842 fu l’anno del suo capolavoro la Storia moderna della Sardegna, che pur con giudizio apertamente conservatore, traccia una potente raffigurazione delle drammatiche vicende degli anni 1773-99. Tra il 1849 e il 1855 fu eletto presidente del Senato del Regno e presidente della Corte Suprema di Cassazione, seguendo i problemi relativi alle ferrovie e agli interventi di colonizzazione. Nel 1868, anno della sua morte, pubblicò il suo ultimo libro, Note sarde e ricordi, su alcuni episodi della sua vita privata e della lunga carriera.
ALBERTO FERRERO DELLA MARMORA (Torino 1789 – 1863) appartenente a una delle più prestigiose famiglie dell’aristocrazia piemontese, frequentò la scuola militare di Fontainebleau. Dopo la caduta di Napoleone e la restaurazione della monarchia sabauda entrò nell’esercito piemontese in appoggio ai moti costituzionali a seguito del cui fallimento fu costretto in Sardegna. Nel 1826 iniziò l’elaborazione della carta geografica, ma la sua fama si deve soprattutto al Viaggio in Sardegna, ed alla quarta parte di quest’opera che uscì con il titolo di Itinéraire de l’Ile de Sardaigne, pubblicato nel 1860. Nominato commissario straordinario della Sardegna, a partire dal 1851 si dedicò completamente all’attività parlamentare e agli studi, al centro dei quali continuava a porre la Sardegna. Fece parte come socio e corrispondente di diverse accademie di studi e morì a Torino nel 1863.
GIOVANNI SPANO (Ploaghe 1803 – Cagliari 1878) a Sassari, compiuti i primi studi presso la scuola dei padri Scolopi, consegue il diploma di maestro e si laurea in Teologia ne 1825; due anni dopo è ordinato sacerdote. Tra il 1831 e il 1934 si trasferisce a Roma, dove approfondisce lo studio dell’ebraico, del siro-caldeo, dell’arabo e frequenta corsi di Greco, Archeologia e Fisica. Rientrato nell’Isola, nel 1834 è professore si sacra Scrittura e Lingue Orientali all’Università di Cagliari. Fonda il Museo Archeologico, l’Orto Botanico e il noto Bulettino Archeologico Sardo. Nel 1859 è Rettore dell’Università, e nel 1871, è eletto Senatore del Regno. Innumerevoli le sue opere, tra le quali Ortografia sarda nazionale (1840), il Vocabolario sardo-italiano e italiano-sardo (1851-52), e la raccolta di Canzoni popolari inedite… (1863-67). Muore a Cagliari il 3 aprile 1878.
ETTORE PAIS (San Dalmazzo 1856 – Roma 1939) si laureò a 22 anni in Storia a Firenze, discutendo una tesi sul riso sardonico, iniziando così una serie di fortunatissimi studi di storia antica, molti dei quali dedicati alla Sardegna. Tra il 1881 e il 1883 si trasferì a Berlino dove collaborò con il grande studioso Mommsen. Nel 1886 iniziò la sua carriera di Professore universitario e nel 1891 fondò la rivista “Studi storici” e dal 1900 al 1905 fu direttor e del Museo di Napoli e gli scavi di Pompei. Nel 1918 riuscì a coronare una sua antica aspirazione facendosi nominare a Roma ordinario di Storia antica. Durante gli anni Venti girò il mondo per conferenze e vari incarichi e ottenne la laurea honoris causa ad Oxford, Parigi e Chicago. Nel 1922 divenne senatore a vita nel Regno d’Italia e fu uno tra i più fieri oppositori di Mussolini, solo a partire dal 1926 si fece sostenitore della politica di espansione coloniale nell’ottica di una valorizzazione della cultura italiana. Nel 1939, a 84 anni, carico di onorificenze morì a Roma.
PASQUALE TOLA (Sassari 1800 – Genova 1874) sesto di sette figli, a 18 anni ottenne la laurea in Teologia e a 20 quella in utroque iure. Nel 1823 cominciò la sua attività d’insegnamento e nello stesso anno scrisse Dissertazione italiana sull’origine, progressi e vari generi della poesia. Nel 1826 fu nominato capitano e segretario dell’Amministrazione delle torri del Capo del Logudoro e solo nel 1829 sostituto dell’Avvocato dei poveri presso la Reale Governazione di Sassari, iniziando la carriera di magistrato. Nel 1848 fu inoltre nominato deputato al primo Parlamento, ma nello stesso anno, a seguito della sua posizione di paladino dell’arcivescovo Varesini, dopo essere stato allontanato e reintegrato nel 1851, fu costretto a trasferirsi prima a Nizza e poi a Genova. Nel 1845 diede alle stampe il Codice diplomatico di Sardegna, nel 1860 il Codice degli statuti della repubblica di Sassari e nel 1866 Notizie storiche dell’Università degli Studi di Sassari, opere che gli portarono diversi riconoscimenti ufficiali.
VINCENZO RAIMONDO PORRU (Villanovafranca 1773 – Cagliari 1836) trascorse l’infanzia nel paese natale Villanovafranca e nel 1796 fu ordinato prete e destinato all’insegnamento pubblico nella scuola di Santa Teresa. Divenne poi assistente alla biblioteca universitaria di Cagliarie poi prefetto del collegio di filosofia e belle arti. Si dedicò inoltre a studi filologicinei quali raggiunse risultati eccellenti. Nel 1811 pubblicò il Saggio di gramatica sul dialetto sardo meridionale e nel 1832-34 il Nou dizionariu universali sardu-italianu. Inoltre nel 1825 diede alle stampe anche un volumetto intitolato Sulla necessità della preghiera. Di salute cagionevole morì a Cagliari nel 1836. Lo Zanella, in una memoria del 1879, elogiò il Porru filologo, rivelando che “il vocabolario del Porru era sullo scrtittoio di Alessandro Canzoni quando morì e ancora vi si conserva”.
ENRICO COSTA nasce a Sassari l’11 aprile del 1841 in una modesta famiglia; rimasto orfano in giovanissima età, frequenta a Cagliari la scuola degli Scolopi e qui – pur costretto fin da bambino ad alternare studio e lavoro – inizia ad affinare quella poliedrica attitudine che lo condurrà ad essere apprezzato giornalista, fine saggista e raffinato narratore. Nel 1859 fa rientro a Sassari dove viene assunto come scritturale nella Regia Tesoreria della città e, nel 1864, lavora come disegnatore nello studio dell’ingegnere Roux. Nel 1866 inizia la sua carriera di bancario lavorando presso diversi Istituti e presso la Cassa Municipale del Comune di Sassari. Il romanzo Giovanni Tolu (1897) è il suo libro più noto. Pubblicò fra gli altri: Paolina (1874), Il muto di Gallura (1885), Sassari (1885), La Bella di Cabras (1887). Muore a Sassari il 26 marzo del 1909.