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Chi Siamo

Ilisso è una casa editrice che dal 1985 pubblica volumi di arte, archeologia, linguistica, e cultura materiale, artigianato e design, storia, fotografia e narrativa e realizza mostre d’arte per documentare e raccontare la storia e la cultura di Sardegna tra tradizione e contemporaneità.


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Catalogo Ilisso 2024 Cover LD   Catalogo Poliedro 2024 Cover LD

Gino Satta

GINO SATTA dopo la laurea in Lettere con indirizzo di demo-etno-antropologico, ha ottenuto il titolo di Dottore di ricerca in Scienze antropologiche e analisi dei mutamenti culturali presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. A partire dal 2006 è ricercatore all’Università di Modena e Reggio Emilia dove insegna Antropologia culturale, sociale ed economica, Etnologia. Insegna inoltre, presso il master di II livello dell’Università di Milano, Politica e economia dell’ambiente. Tra il 1998 e il 2006 ha partecipato al progetto di ricerca Studio e classificazione dell’archivio di Ernesto de Martino. Tra il 1997 e il 1998 ha lavorato come ricercatore all’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro occupandosi del riordino del Fondo Marchi sulle tradizioni popolari sarde. Collabora inoltre dal 1992 con diverse case editrici come Giunti, Le Monnier, Liguori, Argo, Bollati Boringhieri e Ilisso.

Agostino Murgia

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Piero Meloni

PIERO MELONI (Berchidda 1920-Cagliari 2010) laureatosi in storia antica, lavorò a roma presso l’Istituto Italiano di Storia Antica per alcuni anni, raccogliendo l’eredità del professor R.B. Motzo, gli successe come cattedratico all’Università di Cagliari. i suoi studi spaziarono dal mondo greco (Perseo e la fine della monarchia macedone, Il valore storico e le fonti del libro macedonico di Appiano) a quello romano repubblicano (Servio Sulpicio Rufo) e imperiale (Il regno di Caro, Numeriano e Carino). Questi volumi scaglionati fra il 1948 e il 1955 costituiscono ancora oggi un solidissimo patrimonio di filologia e di metodo storico applicato ai terreni della ricerca. Va inoltre ricordato l’amplissimo studio “L’amministrazione della Sardegna da Augusto all’invasione vandalica”, in cui sono criticamente vagliati tutti i governatori della Sardegna romana e i loro collaboratori sulla base di fonti letterarie, giuridiche ed epigrafiche, e le pagine bellissime della sua “Sardegna romana”, oggi riproposta da codesta casa editrice.

Valery

ANTOINE-CLAUDE PASQUIN, detto Valery (1789-1847), fu conservatore delle biblioteche reali di Carlo V di Borbone (1824-30) e di Luigi Filippo di Borbone Orléans (1830-48) nonché autore di numerosi saggi, tra i quali Études morales, politiques et littéraires … (1823); La science de la vie, ou Principes de conduite religieuse, morale et politique (1843); Voyages historiques et littéraires en Italie … (1831-33); L’Italie confortable, manuel du turiste … (1841); Curiosités et anecdotes italiennes (1842). Da un viaggio del 1834 nacque Voyages en Corse, à l’île d’Elbe et en Sardaigne, pubblicato negli anni 1837-38, da cui è tratto il Voyage en Sardaigne. Condotta sull’originale francese del 1837, la presente edizione costituisce una nuova e impeccabile traduzione integrale curata da Maria Grazia Longhi.

Giulio Fara

GIULIO FARA (Cagliari 1880 – Pesaro 1949) appartenente ad una famiglia di avvocati, fu introdotto alle discipline umanistico-artistiche dai genitori, entrambi di straordinaria sensibilità e cultura. In modo particolare si interessò alla musica stimolato anche da illustri personaggi della propria famiglia, tra i quali Giovanni Fara, che collaborò con Toscanini, e Giovanni Battista Dessy, compositore di melodrammi. Negli anni 1912-1918 fu insegnante di solfeggio e armonia presso la scuola Mario de Candia di Cagliari, collaborando con le principali riviste di musicologia. Nel 1923 vinse il concorso per l’insegnamento di estetica e segretario tecnico presso il Liceo Musicale “Rossini” di Pesaro dove restò in servizio fino alla morte, eccettuata una breve interruzione nel 1943, quando fu radiato dall’insegnamento per non avere il requisito della tessera del partito fascista. Dopo la liberazione continuò a scrivere e fare ricerca fino al 1949, anno della sua scomparsa.

Antonio Ballero

ANTONIO BALLERO (Nuoro 1864 – Sassari 1932) è quello che può definirsi un artista di transizione. Visse a cavallo tra Otto e Novecento, maturando la sua vocazione artistica prevalentemente a Nuoro. Dopo aver frequentato il liceo a Cagliari non proseguì gli studi universitari. Diviso tra l’esempio della Deledda e di Satta, fu un’artista-intellettuale curioso e versatile esitando a lungo tra pittura e letteratura. Tra le sue opere letterarie ricordiamo Don Zua e Vergini bionde. Di grande rilievo fu la sua carriera nell’arte figurativa, alle quale poi si dedicò interamente. Tra le sue opere più rappresentative possiamo ricordare l’Autoritratto al sole, esposto nel 1908 alla Quadriennale di Torino. Il suo intento artistico era quello di dare una nuova immagine alla Sardegna barbaricina, nei suoi miti, riti e tradizioni, ma soprattutto attraverso la solennità dei paesaggi, dei quali fu cantore. Insegnò in diversi istituti tra i quali  l’Istituto Artistico Industriale di Sassari. Nel 1919 sposò l’artista faentina Ofelia Verzelloni la cui devozione non venne mai meno neppure dopo le seconde nozze di Ballero.
Morì a Sassari nel 1932 e fu sepolto a Nuoro. Nello stesso anno furono organizzate due retrospettive una a Nuoro, all’ospedale San Francesco e l’altra a Cagliari presso la galleria Palladino.

Giulio Bechi

GIULIO BECHI (Firenze 1870 – Gorizia 1917) appartenente a una famiglia di piccola nobiltà di grandi tradizioni patriottiche e militari, studiò presso le Scuole Pie dove ebbe un’educazione cattolica. Intraprese la carriera militare partecipando alla grande operazione di polizia del governo Pelloux per stroncare il banditismo nella Sardegna centrale. Questa esperienza la mise per iscritto nell’opera Caccia grossa. Scene e figure del banditismo sardo. Questo libro se da una parte gli procurò l’apprezzamento di numerosi critici “continentali”, dall’altra scatenò nell’isola un’ondata di proteste al punto che una commissione disciplinare inflisse all’autore due mesi di arresti. Tornato in libertà e alla vita militare proseguì anche la sua attività di scrittore di stampo politico ma non solo, pubblicò anche due romanzi e raccolte di racconti. Dopo aver combattuto in Libia, fu impegnato sul fronte a Gorizia dove morì nel 1917.

Matteo Madau

MATTEO MADAU (Ozieri  1723 – Cagliari 1800) appartenente a una famiglia di pastori, divenuto gesuita dopo lo scioglimento della Compagnia dei Gesuiti ad opera del papa Clemente XIV con una bolla dell’ottobre del 1773, trascorse la propria vita a Cagliari, nel collegio di S. Michele, dove si dedicò ad opere di pietà e di catechesi e, soprattutto, ai suoi studi. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Le armonie de’ Sardi, Saggio d’un operaIl ripulimento della lingua sarda lavorato sopra la sua analogia colle due matrici lingue, la greca, e la latina, Lettera apologetica, ovvero osservazioni critiche sopra l’opera del P. Er. Giacinto Hintz, Versione de su Rithmu Eucaristicu cum paraphrasi in octava rima, facta dae su latinu in duos principales dialectos e Dissertazioni storiche apologetiche critiche sulle sarde antichità.

Montanaru

MONTANARU (Desulo 1878 – 1955) Antonio Casula dopo aver frequentato un paio d’anni di ginnasio a Cagliari e il collegio di Lanusei, si arruolò nell’arma dei carabinieri. Fu durante i suoi spostamenti di lavoro che iniziò a scrivere poesie in sardo, inviandole a riviste e nel 1904 pubblicò la sua prima raccolta Boghes de Barbagia. Nel 1909, tornato a Desulo si sposò ed ebbe due figli, ma sfortunatamente nel 1914 morì il primo figlio e dopo soli due anni scomparve anche la moglie. Negli anni Venti continuò a scrivere e la sua notorietà varcò i confini della regione ed i suoi canti furono tradotti in francese, inglese e tedesco, nonostante fosse gli ostacoli posti ai dialetti dalla politica fascista. Morì anche il secondo figlio, lasciandolo nella solitudine. Nel dopoguerra fece parte della giuria del Concorso nazionale di poesia dialettale dove entrò in contatto con i maggiori intellettuali italiani dell’epoca, tra cui Ungaretti e il giovane Pasolini. Nel 1949 vinse il premio dello stesso concorso con il sonetto S’olia. Nel 1953 fu colpito da paralisi e morì nel 1957.

William Henry Smyth

WILLIAM HENRY SMYTH (Westminster 1788 – Bedford 1865) a 17 anni entrò nella Marina britannica e dopo una serie di operazioni carto-idrografiche, nel 1815 fu promosso captain e gli venne affidato l’incarico di lavorare a dei rilevamenti lungo le coste del Mediterraneo. Nel 1846, con un editore di Londra, pubblicò due libri, frutto dei suoi soggiorni in Sicilia e Sardegna tra il 1823 e il 1824 durante una missione carto-idrografica. Nel 1828 costruì a Bedford un osservatorio astronomico dove trasferì l’intera sua strumentazione, fra cui un rifrattore equatoriale, da lui progettato e costruito, uno dei primi in Europa. Nel 1850 pubblicò a Londra una sintesi delle sue ricerche ed esperienze come cartografo. La sua bibliografia alla British Library di Londra registra 23 titoli.